Per 25 volte gli scienziati e i decisori politici si sono riuniti nelle COP (Conferences Of Parties) per discutere di cambiamento climatico. Dati, ricerche, idee, progetti, tante buone intenzioni. Risultati concreti: pochi.
Abbiamo ormai superato la fase in cui bisognava dimostrare l’esistenza del cambiamento climatico. Il mondo è anche convinto che la colpa sia della specie umana, tolto qualche isolato negazionista. Stiamo iniziando a intravedere risultati concreti, con incentivi, tasse, meccanismi di capture and storage della CO2, mercati mondiali delle emissioni e tante altre buone idee (ne abbiamo già parlato qui).
Purtroppo in gara non siamo soli, c’è anche il pianeta: mentre noi discutiamo e litighiamo, l’innalzamento della temperatura media e l’aumento degli eventi estremi stanno innescando una quantità di processi che fatichiamo ad immaginare.
L’acqua, fondamentale per la vita sul pianeta blu, inizia a crearci non pochi problemi, e sarà sempre peggio. Da una parte ci sarà sempre meno acqua potabile, dall’altra ci saranno quantità di acqua sempre maggiori negli eventi di precipitazione e nelle piene dei fiumi.
Batterie scariche
Seguendo il filo narrativo di #vinland, torniamo sui ghiacciai: anch’essi sono acqua, anche se in forma solida. Spesso si usa la metafora dell’acqua per spiegare i fenomeni elettrici, per i ghiacciai la si usa all’inverso. Le masse glaciali sono le nostre batterie di acqua: d’inverno si caricano più che possono con le nevicate, e dalla primavera in poi rilasciano acqua in forma liquida, in maniera regolare. Sono loro che garantiscono la componente base dei fiumi anche in periodi di scarse precipitazioni.
Con gli inverni a cui ci stiamo abituando, ci sono ancora intense nevicate, seguite però da periodi di caldo anomalo e siccità, che fanno fondere il manto nevoso prima del tempo. In estate invece, con i record di caldo battuti ogni anno, la fusione avviene molto rapidamente! Questo porta a non caricare al massimo le batterie e a scaricarle in fretta. In piena estate ci troviamo quindi con le batterie a terra. I problemi li vedono soprattutto gli agricoltori, ma anche i centri abitati.
Poca acqua: conflitto
Per aumentare la potenza delle “batterie” si usano le dighe (qui una breve descrizione tecnica a tutto tondo su di esse). Queste permettono di accumulare acqua (ed energia) quando serve meno, ed averne di più in periodi scarsità. Il problema sorge quando ci sono più interessi in gioco, più persone coinvolte, a volte anche più nazioni coinvolte.
È il caso di Laos e Thailandia per esempio: i due stati si sono scontrati più volte per via della scarsità idrica del fiume Mekong in Laos. A causarla sono le dighe costruite in Thailandia, a monte rispetto al Laos. Entrambi dipendono però dalle scelte della Cina sulla regolazione delle proprie dighe. In totale sono in progetto 124 sbarramenti, decisamente preoccupanti per il futuro geopolitico di Vietnam, Cina, Laos, Cambogia e Thailandia! “Il Vietnam potrebbe perdere il delta e tutta la sua produzione di riso entro il 2050. Milioni di impoveriti saranno costretti a fuggire, se le dighe andranno avanti.” [©LaStampa]
Nonostante questo scenario catastrofico, le dighe in quanto tali sono costruite per produrre energia rinnovabile, gestire le piene e i canali di irrigazione. Come ogni strumento, il problema sta nel loro uso. In questo caso la gestione statale e non collettiva del bacino idrico del Mekong genera il conflitto. Si diffidi quindi di slogan come “tutte le dighe inquinano” e si cerchi di elaborare una politica di utilizzo delle dighe che accontenti tutti, e che possibilmente migliori la situazione a tutti i portatori di interesse. Sicuramente sono meglio del petrolio, bisogna solo progettarle in maniera adeguata, garantendo come minimo un DMV (Deflusso Minimo Vitale) corretto.
Troppa acqua: danni
Con l’aumento delle temperature aumenta l’energia in atmosfera, quindi aumentano di intensità tutti i fenomeni atmosferici, e aumentano gli eventi estremi. Questo avviene da entrambe le parti: siccitá, ma anche piogge eccezionali. Queste purtroppo giocano entrambe un ruolo fondamentale nelle piene dei fiumi. Quando il terreno è molto secco riduce di molto la capacità di trattenere l’acqua piovana, e lascia scorrere inesorabilmente verso valle tutto ciò che arriva al suolo. Un altro modo per eliminare l’effetto di laminazione delle piene fornito dal terreno è cementificarlo. Il terreno, se vivo, è in grado di trattenere l’acqua al suo interno e rilasciarla in maniera dilazionata nel tempo. Quando il suolo è cementificato, e quindi morto, si perde completamente questo effetto e la pioggia genera una piena fluviale che in un ecosistema intatto non si sarebbe verificata. Non serve distruggere una foresta per fare danni, basta eliminare prati per sostituirli con case e parcheggi. Non si ha neanche l’attenzione mediatica addosso, tutta impegnata ad osservare i filari degli alberi nei viali cittadini.
Con tempi più lunghi, avanza inesorabilmente anche l’innalzamento dei mari. Le due riserve principali di ghiaccio del globo sono Antartide e Groenlandia. La quantità di ghiaccio è talmente elevata da poter modificare l’altezza degli oceani, in caso di fusione. In particolare la fusione dei ghiacci dell’Antartide ha causato l’innalzamento dei mari di 7,2 mm, dal 1992 ad oggi. Quello che preoccupa è che la metà dell’innalzamento è avvenuto negli ultimi 5 anni, quindi il ritmo sta accelerando notevolmente. Sembra poco, ma alzare il livello dei mari richiede la stessa quantità d’acqua utile ad alzare il livello di 300 mila piscine olimpioniche.
Oltre all’Antartide e alla Groenlandia, anche tutti i ghiacciai alpini, Himalayani e del resto del pianeta contribuiscono a questo fenomeno. Infine, l’aumento della temperatura globale causa l’espansione dell’acqua degli oceani. Con il contributo di questi tre fattori, gli oceani si sono alzati di 23 cm dal 1880 ad oggi! 23 cm in tutto il globo possono causare effetti devastanti per le aree costiere. Erosione e allagamenti sono i più tangibili, ma anche la salinizzazione dei suoli crea molti danni (anche economici) e danneggia habitat di molte piante e animali.
Senza neanche arrivare agli scenari climatici al 2100, molte persone sono già state costrette a migrare dalle aree costiere, non più agibili. Il governo Indonesiano, per esempio, ha già deciso di spostare la capitale sull’isola di Borneo a partire dal 2024, per evitare di dotare i parlamentari di bombole e boccaglio.
I migranti climatici stanno iniziando ad esistere in questi anni, e sono destinati a diventare milioni. Qualche diga riuscirà a mantenere all’asciutto aree al di sotto del livello dei mari, ma intere isole diventeranno disabitate, e anche grandi città saranno ad alto rischio di inondazione, tsunami e uragani.