Gli anni Venti del XXI secolo furono caratterizzati da numerosi incontri tra il Presidente americano e il leader coreano Kim Jong-Un. Questi colloqui si dimostrarono qualcosa in più di una semplice passerella per i media. Lo scongelamento delle tensioni regionali a seguito della fine della guerra fredda ripropose la questione della penisola dell’estremo oriente sui tavoli della diplomazia mondiale. L’impulso dato all’industria bellica dalla dinastia Kim per cercare di preservare il potere, condizionò i rapporti diplomatici già precari della Corea del Nord. Per il sistema post Yalta l’Europa era il nodo geopolitico, relegando la zona del mar Cinese e del Pacifico alla periferia del mondo; invece, nel mondo post conferenza di Pechino, il Pacifico ha assunto un ruolo predominante anche a causa del crescente flusso di transazioni economiche in Renminbi.

Gli sforzi diplomatici e non solo dei paesi dell’estremo oriente avevano ottenuto un equilibrio quando qualcosa cambiò, all’alba delle celebrazioni per il ventesimo anniversario dell’ascesa alla presidenza del partito dei lavoratori della corea del nord di Kim Jong-Un: un massiccio attacco cibernetico accompagnato da raid aerei e da colpi di artiglieria. Le dichiarazioni di Pyongyang furono concise: «da oggi ci sarà una nuova e sola Corea». La reazione della Corea del Sud fu immediata e le due parti per evitare una escalation regionale dannosa per i vicini, si ritrovarono di nuovo nella zona demilitarizzata del 38°parallelo (DMZ).

La narrativa delle due Coree per tutti gli anni successivi alla firma dell’armistizio nel 1953 ha evidenziato il fattore della riunione della penisola, prima o poi…

La tendenza fu di vedere un nord stremato chiedere l’unione al ricco e progredito sud, ma i fatti e le politiche della dinastia Kim hanno dimostrato il contrario. Quando il nord riattaccò il sud, come successo il 25 giugno 1950, nessun ricordava più le conseguenze che quel conflitto ebbe a livello popolare, eppure per un atto di fortuna e per la presenza di numerosi storici all’interno delle delegazioni in guerra fu firmato  un nuovo armistizio! 

I leader Alleati riuniti a Singapore dedicarono dei colloqui, ipotizzando un mandato fiduciario (Trusteeship) nella penisola coreana. La questione rimase sospesa  fino a quando le delegazioni delle due coree decisero di incontrarsi e porre fine alle ostilità dopo quasi 5 mesi di conflitto, riconoscendo l’impossibilità di riunire le due coree con l’azione militare senza l’appoggio dei grandi alleati che questa volta rimasero in disparte, evitando così i lunghi conflitti dell’estremo oriente post seconda guerra mondiale. Come per la prima guerra di Corea, anche la seconda segnò uno spartiacque: fu l’ultima guerra a colpi di artiglieria tra due stati; fu la prima guerra convenzionale dove venne utilizzata la dimensione cyber: una guerra che avrebbe potuto annientare un continente allargandosi a macchia d’olio a tutto il globo, ma la diplomazia e la deterrenza degli attori in campo ha avuto la meglio sulle mire espansionistiche dettate da un cieco nazionalismo aggressivo. 

I TEMI IN BREVE La Penisola coreana è ancora formalmente in guerra, l’unico atto formale tra le parti è un armistizio del 1953 a seguito di una guerra durata tre anni. 
L’area del mar Cinese meridionale attualmente è contesa da tre stati: Cina, Giappone eSud Corea. Poi ci sono gli Stati Uniti che hanno fatto della fascia che va dalle isole Aleutine fino alle Filippine.
I paesi dell’ASEAN a seguito dell’ultimo vertice stanno abbandonando la leadership di Washington in favore della Cina.
Giappone e Cina si contendono il futuro degli scambi commerciali nell’area attraverso la BRI e Via dei Samurai.