+200%.

Questo l’andamento degli introiti del circuito ATP (Association of Tennis Professionals) dal 2014 a oggi. Un dato impressionante, che riflette l’incessante crescita di un movimento sportivo, quello del tennis professionistico, in grado di generare giri d’affari sempre più importanti attraverso i 180 tornei che organizza annualmente – tra cui, i più importanti: quattro Slam, nove Masters 1000, undici 500 Series e le Finals di fine stagione.

I “Championships” di Wimbledon, l’appuntamento più tradizionale del panorama tennistico internazionale (ma non quello con il montepremi più alto, che è lo US Open), fanno registrare numeri da élite mondiale dell’intrattenimento sportivo. Nei 13 giorni di gare (che si svolgono su 18 campi diversi), infatti, le presenze medie giornaliere hanno raggiunto nell’ultima edizione quota 35.000 persone. Cui va aggiunta l’audience tv: un miliardo e 200 milioni di telespettatori, connessi da ogni angolo del mondo. Nel 2019 i montepremi destinati ai giocatori sono stati aumentati dell’11.8%, arrivando a sfiorare quota 38 milioni di sterline (44 milioni di euro) tra torneo maschile e femminile. Soltanto accedere al primo turno (quindi superare i turni di qualificazione) ha garantito al singolo atleta ben 52.000 euro (+15% rispetto al 2018), mentre a Novak Djokovic e Simona Halep – i vincitori dei tabelloni singolari –  è stato riconosciuto un guadagno di oltre 2.7 milioni di euro (116.000 euro in più dell’anno scorso). Wimbledon è così salito al secondo posto tra i tornei dello Slam per quanto riguarda l’ammontare totale del prize money, dietro allo US Open (57 milioni di euro, +7% rispetto alla scorsa edizione) e davanti a Roland Garros (42.7 milioni, con un aumento dell’8% dal 2018) e Australian Open (39 milioni).

© Getty Images / Fred Lee

Roger Federer, Rafael Nadal e Novak Djokovic hanno praticamente “monopolizzato” le finali dei tornei più importanti degli ultimi quindici anni e sono diventati così gli unici tennisti a superare la soglia dei 100 milioni di euro guadagnati in carriera. E questo soltanto per i risultati ottenuti sul campo, ovvero non tenendo conto dei principali “extra”: le sponsorizzazioni. Che a loro volta hanno raggiunto cifre faraoniche: circa 800 milioni di euro, infatti, vengono spesi annualmente per i primi 100 giocatori nel ranking del circuito singolare maschile. Tra questi, svetta l’accordo decennale (2018-2028) tra Federer e Uniqlo, azienda giapponese che ha garantito allo svizzero 300 milioni pur di “sottrarlo” a Nike e diventare suo sponsor tecnico.

“TORINO IS IN”

Anche l’Italia fa parte di questo gigantesco business. Non solo grazie agli storici Internazionali di Roma, Masters 1000 che, con un montepremi totale di oltre 9 milioni di euro e un giro d’affari superiore ai 30 milioni all’anno, rappresenta uno degli appuntamenti più importanti della stagione della terra battuta. Dal 2017 – e almeno fino al 2021 – si disputano a Milano, presso la Fiera di Rho, le Next Gen ATP Finals, cui partecipano i migliori otto tennisti under-21 del ranking mondiale. E oltre a questi due importanti eventi, ad aprile l’Associazione internazionale del tennis professionistico ha comunicato l’assegnazione a Torino delle ATP Finals dal 2021 al 2025.

© Atp official site

Il capoluogo piemontese sarà così la quindicesima città a ospitare la manifestazione, in cui come ogni anno i primi otto classificati nel ranking mondiale si sfidano in un particolare torneo con gironi, appunto, “all’italiana”. Montepremi complessivo: quasi 15 milioni di euro. L’amministrazione comunale torinese ha stimato un ritorno economico annuo compreso tra i 120 e i 150 milioni, cifre che trovano conferma nei dati raccolti dalle ultime edizioni. Sono state infatti 250.000 le presenze medie annue per le ATP Finals che si sono svolte a Londra, con una copertura televisiva che ha superato i 100 milioni di persone.

“Torino is in”, ha commentato con soddisfazione il sindaco Chiara Appendino.

NUOVI ORIZZONTI

“Il tennis, in proporzione all’audience che assicura, è l’investimento sportivo più interessante per un’azienda”, secondo Benito Barbadillo, pr di Rafael Nadal. “Una piattaforma premium, come il golf, con un’esclusività innata. Ma al tempo stesso capace di raggiungere tutto il mondo: è più global della Formula 1, della MotoGP e del calcio”. E l’interesse di un numero in costante crescita di investitori – proveniente da ogni parte del mondo e di varia estrazione – conferma quanto sostiene Barbadillo.

In Asia, e soprattutto in Cina, il tennis è cresciuto molto negli ultimi anni, e di pari passo il numero di eventi ATP e WTA che hanno “traslocato” in città come Pechino (dove, tra l’altro, la WTA ha aperto nel 2010 la sua prima sede orientale), Shanghai, Tianjin, Wuhan e Shenzhen. 10 tornei del circuito femminile hanno oggi sede in Cina e ben 23 si svolgono nell’Asia Pacifica. Alcuni ipotizzano la possibilità di vedere in un futuro non troppo lontano un torneo dello Slam su suolo cinese, ma c’è un ostacolo da superare nella tradizione del gioco. Le manifestazioni di Londra, Parigi, New York e Melbourne, infatti, sono profondamente radicate nella storia di questo sport: spostare uno di questi eventi è un’ipotesi da escludere. “I tornei dello Slam hanno molte caratteristiche, ma quella che li distingue da tutti gli altri è una grande tradizione e una storia di oltre 50/100 anni”, ha spiegato Brad Drewitt, ceo di ATP. È più realistico, dunque, pensare a un quinto main event annuale nel calendario tennistico?

© Changjiang Weekly

Nel frattempo a Wuhan, nella Optics Valley (che in molti definiscono la “Silicon Valley cinese”), è stato inaugurato l’International Tennis Center, che comprende una serie di impianti tra cui uno stadio da 15.000 posti con tetto retrattile, costato 130 milioni di euro. Qualcosa, insomma, che somiglia molto al campo centrale di un torneo dello Slam.

Un’altra testimonianza del crescente interesse verso questo business è stato il recente accordo tra il gruppo di investimenti Kosmos, di cui fanno parte le due stelle del calcio Gerard Piqué e Lionel Messi, e l’ITF (Federazione Internazionale Tennis): 3 miliardi di euro per l’acquisto dei diritti della “nuova” Coppa Davis per i prossimi 25 anni.

Insomma, siamo abituati a vedere i loghi di aziende come Rolex, Mercedes, BNL, Generali, BMW e Turkish Airlines a bordo campo, e spesso anche nel nome ufficiale dei tornei. Quello a cui dobbiamo abituarci è il fatto che queste sponsorship siano solo la punta dell’iceberg di un business che negli anni si è dimostrato prolifico come un dritto da fondo campo di Nadal e affidabile come una volée di Federer.

© Sportbusiness Magazine

Articolo redatto e pubblicato nella sua versione originale per la rivista Sportbusiness Magazine – Sport Press