Gran Bretagna e Russia sono due stati posti geograficamente agli antipodi del continente europeo, ma a livello geopolitico sono sempre stati i più attivi nel limitare la nascita di una potenza continentale in grado di condizionare il loro spazio vitale. Così è stato con la Spagna Imperiale, con la Francia Napoleonica ed infine con Terzo Reich tedesco.
Dai tempi del Grande Gioco fino alla caduta del Muro di Berlino i rapporti tra le due diplomazie sono state improntati sul controllo continentale e sulla reciproca diffidenza. Dopo il 1989 i rapporti tra le due diplomazie non sono migliorati, anzi più volte negli anni recenti Mosca e Londra hanno vissuto picchi di crisi nelle loro relazioni, a causa di diverse controversie diplomatiche: il caso Skripal, l’annessione della Crimea, non ultimo la presunta interferenza durante il referendum del 2016 sulla Brexit.
Ufficialmente la diplomazia del Cremlino non ha preso posizione sulla probabile uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, ma è evidente la simpatia di Mosca per la BREXIT.
La campagna del Brexit party in favore dell’uscita della Gran Bretagna dall’ Unione Europea è stata agevolata dalle iniziative di due movimenti: Leave means Leave e Leave EU. Quest’ultimo è stato fondato da due esponenti di spicco del mondo dei brexiteers: Richard Tice e Arron Banks. Come riporta il New York Times durante la campagna ci sono stati molti contatti tra l’ambasciata russa a Londra e Banks per ottenere supporto finanziario. Gli interessi britannici con la Russia sono strettamente legati ai bisogni energetici del continente.
Gli uomini del Cremlino, fedeli alla tradizione russa, cercano di ottenere vantaggi geopolitici più che economici. L’uscita di Londra dall’unione porterebbe un ulteriore interlocutore nella questione del confine orientale dell’Europa, che il nuovo corso della politica estera USA considera secondario rispetto a quello Pacifico, pur continuando a considerare la Russia una delle principali minacce agli propri interessi globali. L’uscita dall’Unione rafforzerebbe i rapporti USA-UK in chiave anti-russa, ma indebolirebbe la politica estera dell’Unione Europea.
Gli sforzi britannici dalla fine dell’Urss sono orientati a limitare l’influenza russa nella zona dell’ex patto di Varsavia, si scontrano con molti stati dell’Europa orientale guidata dalla politica dell’uomo forte, ad imitazione del modello russo che vede in Putin l’ultimo epigono di un modello secolare. Ancora una volta Londra si troverebbe a scontrarsi con una potenza in ascesa per eliminare le sue mire di controllo su una zona molto estesa del continente. L’ottenimento del comando della missione militare NATO in Estonia rientra a pieno nella dottrina del containment che il Foreign Office ha progettato in funzione anti-russa. Ma tale posizione nell’area, dopo BREXIT, potrebbe creare incomprensioni tra il Londra ed il commissario agli affari esteri dell’Unione a vantaggio della solida politica estera del Cremlino.
Lo scacchiere globale che merita però più attenzione è certamente quello del Medio Oriente. La storica sensibilità britannica per l’area ha portato la Gran Bretagna a supportare i ribelli siriani che combattevano il regime di Assad, supportato invece anche militarmente da Mosca. Ancora una volta l’obiettivo è di bloccare la secolare propensione russa a cercare uno sbocco nei “mari caldi” – cosa di fatto invece avvenuta con l’accordo, perfezionato nel gennaio 2017, tra Russia e Siria per estendere il controllo russo sulla base navale di Tartus.
Mettere al sicuro l’area europea e mediorientale significherebbe per entrambi i paesi potersi dedicare allo sviluppo dei propri crescenti interessi nell’area del Pacifico. Così facendo, si riavvolgerebbe il nastro di quasi un secolo e mezzo, ma questa volta l’India sarebbe un semplice attore dello scacchiere geopolitico che vede in atto la prima fase del conflitto sino-americano. Quello che potrebbe accadere nello scenario geopolitico globale è un’ulteriore parcellizzazione e regionalizzazione del conflitto, dove i due proxy states sono due antichi rivali con vestigia imperiali.