La Russia, o ancora meglio, la Federazione Russa, è una repubblica federale di tipo semipresidenziale. Il capo dello stato è rappresentato dal presidente, eletto per un mandato di 6 anni direttamente dal popolo; l’esecutivo è esercitato dal governo e retto dal Primo ministro, il quale è nominato dal presidente e confermato dal parlamento. Le due camere (camera bassa o Duma di Stato e camera alta o Consiglio federale) dell’Assemblea federale formano il potere legislativo: la prima conta 450 membri e viene eletta ogni 4 anni, mentre l’ultima è formata da 170 componenti.
Parlando di partito in Russia, si apre uno scenario ben più ampio in quanto, tornando indietro nel tempo, le radici affondano nel PCUS, ossia il Partito Comunista dell’Unione Sovietica. Esso, dopo aver ottenuto il successo nella famosa Rivoluzione d’ottobre del 1917, trasformò lo stato che, fino ad allora era appartenuto agli zar, in un regime di stampo socialista. Questo partito si fondava su un credo marxista-leninista e, fino al 1991, anno della sua dissoluzione, rappresentava il punto cardine di tutta la struttura su cui si reggeva l’Unione Sovietica. Un credo comunista recitava che il PCUS “fosse la guida della società sovietica ed il nucleo del suo sistema politico”.
Vengono spontanee alcune domande: il PCUS ha effettivamente cessato di esistere? A chi ha affidato la propria eredità questo partito? Oggi giorno, come nel passato, vi è sempre un partito al centro del sistema politico russo?
Sicuramente bisogna mettere in chiaro che i comunisti, se ancora così possiamo chiamarli, sono sempre presenti in Russia anche se in minoranza rispetto al passato. Essi, eredi del Pcus, rappresentano il secondo partito più votato all’interno della Federazione (Pcfr ossia Partito Comunista della Federazione Russa). Vi è sicuramente una divisione all’interno della sinistra moderna russa che va ricercata nei rapporti con la religione: è presente chi ha optato per un riavvicinamento con la chiesa ortodossa (Pcfr) e chi invece punta, come in passato, a rimanere ateo. Va sottolineato che, anche se i russi appaiono molto nostalgici nei confronti dei trascorsi, una testimonianza è rappresentata dalle numerose statue di Lenin presenti nel Paese, l’assenso verso il partito che ingloba i vecchi credi, sembra non decollare. La cosiddetta ideologia sovietica è ancora presente a distanza di quasi 30 anni dalla fine del regime e, con essa, non si fa riferimento solamente ad un credo politico, ma anche ad un insieme di valori e ad una coscienza di massa che comprende sia aspetti positivi che negativi.
Il primo partito vincitore delle elezioni, già da qualche anno, è Russia Unita. Questo venne presentato all’elettorato come il partito di Vladimir Putin e, grazie anche a ciò, i consensi divennero molto alti. Successivamente anche Dmitrij Medvedev ha aderito a Russia Unita, creando così una vera e propria dicotomia con Putin, per quanto riguarda la guida del governo russo. Un dato molto importante è che alcuni degli appartenenti di questo partito, tra cui l’attuale presidente, facevano parte del Pcus in passato. L’ideologia a cui si ispira questo movimento politico viene raggruppata nel centrismo e nel conservatorismo, mentre in economia vi sono sia idee liberiste che stataliste.
Rispondendo all’ultima delle nostre domande, è sicuramente più adeguato aggiungere che in questo nuovo secolo i russi, più che ai dogmi di un partito, sono affascinati dalla forte personalità e dal carisma del loro presidente il quale, anche in campo internazionale, riscuote alti consensi.
La delusione collettiva nei vecchi ideali comunisti, ha contribuito alla dissoluzione dell’Urss, mentre oggi tutto ciò appare solo come un vecchio ricordo relegato nella storia.