Abbiamo dovuto aspettare tempi piuttosto recenti per sentire qualcuno ammettere che, almeno in Italia, «il calcio è la cosa più importante tra le cose meno importanti». Così dicendo, Arrigo Sacchi non faceva altro che sottolineare una verità emersa da quasi un secolo, durante il quale il campionato italiano era diventato un fedele specchio del contesto sociale nazionale.

Secondo Gianni Brera «parlare di evoluzione calcistica in Italia, significa pure interessarsi ai progressi o ai regressi del costume, allo status economico e culturale del Paese». Il campionato di Serie A a girone unico inaugurato il 6 ottobre del 1929, a una trentina d’anni dai primissimi tornei di calcio nazionali, era già frutto di una serie di influenze politiche e sociali che avevano inevitabilmente investito uno sport in piena trasformazione.

La formazione dell’Ambrosiana, vincitrice del primo campionato di Serie A a girone unico nel 1929-1930.

D’altronde, «il calcio non fa mai storia se non in ritardo». Cita Giovanni Arpino e Alfio Caruso, John Foot, nell’introduzione del suo “Calcio. Storia dello sport che ha fatto l’Italia” . L’interconnessione tra storia e calcio è imprescindibile per comprendere appieno la società e la cultura del nostro Paese. Ultimamente, si è cominciato, in ritardo ed in maniera perfettibile, ad analizzare l’impatto del “meraviglioso gioco” sugli sviluppi della storia sociale ed evenemenziale italiana.
Ma proviamo a ribaltare la piastra da porre sotto le lenti del nostro microscopio. Proviamo a ripercorrere la storia del calcio, invertendo la tendenza, cercando l’influenza della Grande storia nello sviluppo del sport.

Non a caso, a spingere per la riforma del campionato italiano, proponendo l’unificazione dei due gironi, fu il presidente di FIGC e Coni e vicesegretario del Partito Nazionale Fascista Leandro Arpinati. In effetti, il fascismo aveva iniziato a guardare con grande interesse al calcio, fenomeno ormai troppo popolare per essere ignorato: migliorare lo sport dal punto di vista organizzativo, portandolo alla pari con le maggiori federazioni internazionali, era quindi visto come un passo necessario.
Fu sempre il regime, avverso ai termini stranieri, a forzare il cambio di nome dell’Internazionale di Milano, costretta a unirsi all’US Milanese sotto il nuovo titolo di Ambrosiana. Infine, la scarsa rappresentanza delle squadre del centro-sud nel primo campionato a girone unico (appena tre su 18) la diceva lunga sul divario con il nord Italia, che vantava già le potenze calcistiche che avrebbero dominato negli anni a venire.

Si tratta di un preludio necessario a evidenziare quei fattori, seppur mutevoli, che avrebbero continuato a influire sul calcio italiano. A 90 anni esatti dal primo campionato a girone unico, inizia il nostro viaggio a puntate che indagherà, decade per decade, le trasformazioni sportive e non che hanno plasmato il gioco rendendolo ciò che conosciamo oggi.